Giulio Gabrielli rappresenta la figura tipica di chi per amore del proprio territorio si mette alla ricerca delle sue origini e della sua identità per valorizzarlo.
Si tratta di un personaggio che, attraverso studi e formazione artistica, diviene una personalità imprescindibile del panorama culturale dell’Ascoli Ottocentesca e uno dei maggiori esperti di antichità dell’area centro adriatica.
Nasce ad Ascoli il 23 dicembre 1832 da una famiglia benestante: il padre, Gabriele, a cui era molto legato, è un ingegnere noto nella società dell’epoca, ricordato per le sue opere ingegneristiche ed architettoniche come la costruzione dell’acquedotto sul ponte di Porta Cartara o ancora la progettazione della facciata del Teatro Ventidio Basso. Sua madre invece, nobildonna romana proveniente dalla famiglia Agricola, contribuirà attivamente ad avvicinare il giovane Giulio al mondo della pittura, aiutandolo a sviluppare una raffinata sensibilità per le tematiche artistiche.
A seguito dell’improvvisa morte dell’adorato padre, si reca a Roma presso lo zio materno Filippo Agricola, che diventerà suo maestro di pittura durante il soggiorno nell’Urbe alla fine della prima metà dell’Ottocento.
Gli anni della formazione romana, saranno decisivi non solo per la sua formazione pittorica ma anche per lo sviluppo di una coscienza individuale circa l’importanza del patrimonio culturale visto sia come simbolo di identità nazionale, sia come strumento di crescita culturale della popolazione.
È dagli anni ‘60 dell’800 che la figura di Gabrielli divenne imprescindibile nel panorama della cultura locale: è un pittore particolarmente portato per i temi paesaggistici ma anche un restauratore, un archeologo e cultore di storia locale.
A seguito del suo rientro nella città natale – alla vigilia dell’unità d’Italia – verrà incaricato nel 1861 , insieme allo scultore Giorgio Paci, nell’opera di creazione e allestimento della Pinacoteca Civica di Ascoli, diventando personalità di riferimento nella musealizzazione del patrimonio artistico ascolano oltre che primo direttore del nuovo centro culturale sopracitato.
Gabrielli, cosciente del rischio di dispersione delle opere locali – come era precedentemente accaduto nel periodo napoleonico – riesce a conservarne una grande quantità sventando il rischio di rimozione e trasferimento di diverse opere, collocate nei luoghi di culto della zona, a seguito delle disposizioni del decreto per mano del prefetto Lorenzo Valerio.
Facendosi portavoce del patrimonio, mise al servizio le sue competenze pregresse in campo artistico ma anche museologico, mettendo a frutto gli studi e le osservazioni precedentemente effettuati sulle realtà culturali napoletane, creando così un primo allestimento – esemplare per l’epoca – dello spazio culturale della Pinacoteca Civica.
Si dedicò con passione anche alla disciplina archeologica. Valente studioso, divenne Ispettore agli scavi e ai monumenti, in prima linea negli scavi di Castel Trosino del 1893 che portarono alla luce importanti necropoli e scoperte della popolazione Longobarda.
Famosi sono i suoi taccuini, oggi conservati nella biblioteca comunale, su cui era solito scrivere annotazioni e non solo. Infatti Gabrielli insieme a descrizioni testuali aveva l’abitudine di disegnare i più vari ritrovamenti come vasi, terracotte, fibule, e quant’altro sotto forma di schizzi, elencando minuziosamente i reperti rinvenuti in loco.
Questa pratica venne utilizzata anche durante gli scavi effettuati presso il torrente Castellano, nel quale vennero rinvenuti dei proiettili a forma di missile che, a seguito del lancio, andarono a depositarsi sul letto fluviale.
Questi piccoli oggetti di piombo, risalenti al periodo della guerra sociale tra i Piceni e i Romani, vennero usati da questi ultimi per attaccare i soldati piceni.
L’ampio raggio delle competenze di Gabrielli, associate ad un vivo interesse per la storia e l’arte, lo portano a confrontarsi con studiosi di fama internazionale come il premio nobel Theodor Mommsen e il filologo Zangemeister e, nel panorama culturale locale, con altri appassionati studiosi marchigiani quali il marchese Guglielmo Allevi (originario di Offida), Domenico Pascucci e il conte Aristide Gentiloni Silverj.
La scena culturale ascolana sicuramente ritrova nella figura di Giulio Gabrielli una personalità chiave che contribuì non solo alla conservazione e valorizzazione della cultura locale ma anche ad accrescere il materiale artistico d’autore, riconoscendo in lui un talentuoso pittore capace di osservare la sua città dai più pittoreschi scorci e riprodurla con superba maestria.